
Storia di una vettura che ha legato il suo nome a Borgo San Paolo: la Lancia Ardea
“È un’Ardea, ma sembra un’Aprilia!”: così esclamavano gli italiani quando vedevano sfrecciare una delle vetture più eleganti e innovative mai prodotte dalla Casa automobilistica torinese
TORINO. I Francesi, sempre un po’ snob, la chiamavano Ardeà, con l’accento sulla a finale. Gli Italiani, perlopiù, la chiamavano Ardèa, con l’accento sulla e. I più colti, invece preferivano chiamarla Àrdea, con l’accento sulla prima a. Del resto, anche il comune di Ardea, non lontano dalla capitale, viene chiamato dai suo stessi abitanti, indifferentemente, Àrdea, o Ardéa. Ed è così pure per quell’elegante uccello acquatico della famiglia degli Ardéidi, che risponde al doppio nome, appunto, di àrdea o ardèa.

Ma veniamo alla vettura. Due anni dopo il lancio dell’Aprilia (Aprilia è anche il nome di un altro comune laziale, poco distante da Ardea), capolavoro dell’équipe dei disegnatori di Vincenzo Lancia (morto purtroppo poco prima che il nuovo modello venisse presentato sul mercato), negli uffici tecnici della Lancia, al civico 99 di Via Monginevro, in Borgo San Paolo, si stava lavorando alacremente su un nuovo modello rivoluzionario, che se non fosse stato per i primi violenti venti di guerra che già soffiavano sull’Europa preannunciando un disastroso e lungo conflitto mondiale, avrebbe avuto un successo di vendite immediato. Era il 1939. Il successo di quell’auto, che fu chiamata Ardea, com’era prevedibile, arrivò, ma solo dopo la fine del conflitto.
La linea slanciata della vettura, che ricordava molto quella dell’Aprilia, ma con dimensioni ridotte, forse aveva preso qualche spunto dal profilo di un’elegante ardea alba (scegliete voi l’accento), una sorta di airone o di cicogna: come il nobile uccello acquatico, la silhouette della nuova vettura si rivelava filante e leggera. Ma quell’automobile era soprattutto innovativa nella meccanica e nelle prestazioni.

Il primo prototipo di Ardea fu presentato nel 1939: era una berlina compatta con motore di appena 903 cm³. Un’utilitaria sui generis, se vogliamo, ma costruita secondo i canoni di qualità ed estetica di Casa Lancia. Costava 26.500 lire. La carrozzeria, a struttura portante, era a 4 porte; la potenza sviluppata dal motore era di 29 cavalli, capace di raggiungere i 4.600 giri al minuto, e consentiva una velocità massima di 108 Km/h. Tra le più sorprendenti innovazioni tecniche, c’era il sistema di distribuzione con un unico albero a camme, e la catena di comando della distribuzione a doppia fila di rulli. Le bielle erano in “duralluminio”; l’albero di trasmissione era provvisto alle estremità di giunti snodati. Ma c’erano molte altre soluzioni tecniche e meccaniche inedite, coperte da brevetto, che facevano dell’Ardea una vettura, nella sua categoria, assolutamente moderna e di classe decisamente superiore.

Ma come dicevamo, il turbine dei venti di guerra si stava facendo sempre più violento, e la Lancia dovette sospenderne la produzione della 1a Serie, che venne poi ripresa in larga scala nel dopoguerra, tra il 1946 e il 1948. In questi anni fu prodotta la 2a, la 3a,e la 4a Serie. Quest’ultimo modello si presentava con la coda alquanto rinnovata, con il lunotto posteriore unico, non più separato da un montante centrale in lamiera. Il portabagagli si apriva con un solo portellone dall’esterno (prima si poteva accedere al baule abbassando la spalliera del sedile posteriore, mentre un portello esterno consentiva di accedere al vano in cui era sistemata la ruota di scorta).
L’innovazione più sorprendente, fin dalla 3a serie, fu l’adozione di una quinta marcia moltiplicata (0,895:1), mentre per la quarta venne mantenuta la presa diretta. L’Ardea era la prima vettura di serie al mondo dotata di un cambio a cinque rapporti. Una soluzione che poi si diffuse sui modelli di tutte le case automobilistiche italiane e straniere.

L’Ardea venne prodotta anche in versione taxi, in versione furgoncino, e come si dice oggi, anche nella versione pick up, con un design che, a seconda della destinazione e dell’uso del veicolo, rispecchiava sempre e comunque lo stile superiore e inequivocabile di Casa Lancia.

Che bei tempi quando il genio italiano si esprimeva con capolavori della tecnica e della meccanica, nel rispetto dei canoni dell’eleganza e della bellezza, tipici di un ineffabile made in Italy che incantava il mondo. E nel caso della mitica Ardea, come “sanpaolino” sempre vissuto a due passi dagli stabilimenti Lancia (ora dismessi), lasciatemelo dire con un pizzico di orgoglio (e di nostalgia): un autentico capolavoro del made in “Borgh San Pàul” di Torino.